venerdì, ottobre 13, 2006

Misteri e storie di Venezia...

Riva de Biasio e il Macellaio Carnico
Riva de Biasio... un posto strano per Venezia: le sue storie, la nebbia di questi periodi e l`acqua del canale che sbatte contro la pietra bianca che sfuma nel verde delle alghe... alle volte sembra quasi la Londra fumigginosa e cupa di Sherlock Holmes...

C`è la nebbia anche stasera e un gatto solitario, un bel maschio dal pelo nero, par cercar tra il vapor leggero che sale l`hostaria di fronte alla Chiesa di San Simeone Grande, nel campo dove c`è un ospizio per povere... A due passi da qui sta la casa in cui bruciò vivo un bambino di cinque anni, figlio di uno di quei Tesseri di pani nel lontano 27 novembre del 1621. Poi ci fu la peste. Un secolo e mezzo dopo cadde un pezzo di soffitto della chiesa e poco ci mancò che ammazzasse la Nobil Donna Lucrezia Cappello. Su quella Riva morì pure la duchessa di Baviera Teresa Cunegonda....



I brividi, tra la nebbia, salgono a grumi lungo la schiena, ripensando a queste storie e riconoscendo nell`ombra le sagome brumose dei luoghi, delle case. Ma seguiamo il gatto. Salta sopra un muretto proprio là dove c`era l`Hostaria di Biagio Cargnio, un salcicciaio (luganegher) che dalle povere terre carniche era venuto a cercar fortuna nella ricca Serenissima.
Il gatto miagola e par volerci raccontare di una sera come questa, tra la bruma scura e spessa sulla riva, secoli fa. E una storia ancora più oscura striscia assiepandosi lungo le mura silenti e buie, in attesa di esser sciolta. Correva l`anno 1500, o giù di lì, e una signora rincasava tenendo per mano il suo bambino. Una svista e il piccolo monello le fuggì di mano, scomparendo tra la nebbia fredda.

Nel silenzio, il vento par portaci voci lontane.

- Biasio, ti xe ti?
- Sì.
- Te gà ancora uno de quei dolzeti cossì boni?
- Entra ne la hostarìa e ti lo gavarà.
- Mi no gò schei.
- Caro el mio putelo, oggi son de bon cor, xe la Festa de la Sensa e te vojo far un regalo, ti xe mingherlin …

Il gatto soffia, rizza il pelo: ha riconosciuto la voce del salsicciaio e del bambino. Ma poi si calma e nella bruma la storia prosegue, le voci morte si rincorrono.

- Cargnico, porteme un po` del tuo sguaseto.
- La comandi, paron. Col pan o la polenta?
- Fa` come ti vol. E un bon bicier de vin.
- Come i prosede i lavori a do pasi da San Simeon Grande?
- Ben, ma ghe xe da sudar. Ser Zuane vol che il palazo sia finìo entro la fin de l`ano.
- Mandelo in mona …
- Nol se pol!

Un urlo squarcia la notte, mentre la donna è già rientrata convinta che il figlio l`abbia preceduta. Ma no, il bimbo è lì, morto, sgozzato dal macellaio nell`hostaria dove, nel silenzio della nebbia, non c`era nessuno. Sembra quasi di vederlo: lo squarta,lo macella, lo fa a piccoli pezzi, divide la polpa, lo taglia a fette, getta le ossa.

"El sguaseto xe pronto per un`altra volta, carne in umido bella tenera: un ottimo intingolo" è Biasio che urla " Son schei son schei!"

E subito un altro urlo...

"E questa cossa xe? Una falange … con l`unghia … ne lo sguaseto?"

Sì, nella scodella del cliente c`era un dito: il cucchiaio non mente. L`uomo prende il pezzo e corre alla Quarantia Criminale. Le sparizioni dei bambini, la perquisizione della hostaria e nel retrobottega i resti dei ragazzi uccisi e non ancora utilizzati. Vent`anni di delitti senza i ritrovamenti dei corpi... e il gatto se ne va, sparendo tra la nebbia, lasciandoci con la storia dell`assassino più famoso di Venezia.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Forte... mi piacerebbe sapere la fonte di questa storia/leggenda... no perchè sono un Biasio anch'io...
Così, per curiosità.... :-)
Grazie

txt ha detto...

la notizia è riportata nei diarii di sanudo. ciao

Alef89 ha detto...

La storia di Biasio è trattata anche in un libro, diviso in 2 volumi, scritto dallo storico Giuseppe Tassini nell'800 ("Curiosità veneziane ovvero origine delle denominazioni stradali di Venezia")